Nel 1987 Jean Baudrillard pubblica, all’interno del suo libro “L’altro visto da sé”, un testo dal titolo “L’estasi della comunicazione” che riletto nel nostro presente, come ha fatto qualche anno fa Mark Fisher, risulta eccezionalmente profetico.
Baudrillard prevede in anticipo di qualche decennio l’avvento di “un’era della tattilità”, che Fisher reinterpreta come il tempo del touch screen, il «puro schermo – scrive il filosofo francese – pura superficie di assorbimento e riassorbimento delle reti di influenza», in cui il tatto dell’essere umano, diventa secondo Fisher un «tocco privo di ogni sensualità».
I device che usiamo quotidianamente hanno codificato la nostra componente tattile, spesso privandola di significato.
Vestiti con due giacche impermeabili che li riparano dallo tsunami di informazioni del contemporaneo, in “Contraccambio” Alexandra Lagorio (chitarra elettrica, oggetti) e Luca Barachetti (carriola preparata senza effetti), con la collaborazione spontanea di una persona del pubblico, cercano di ritornare a quel tatto generativo, che è storia, memoria, vita, morte, radicale differenza e incontrovertibile parentela con le cose e la materia.
Una forma di tattilità che non coinvolge solo i polpastrelli delle dita (come per i device), ma anche le mani, i polsi, le braccia, i gomiti, il busto, le ginocchia, i piedi e le gambe. In altre parole, buona parte del corpo, che tratta i rispettivi strumenti (la chitarra elettrica di Alexandra Lagorio, la carriola preparata di Luca Barachetti) dentro una forma di improvvisazione non radicale ma radicata, primigenia e aperta a molteplici forme di dialogo/diverbio e incontro/scontro.
La tattilità ritrovata nella chitarra e nella carriola si avvale anche di altri oggetti (piccole pietre, lattine, bulloni, carta vetrata, vetro), a formare una ricerca di contatto più complessa e mediata, che divarica ulteriormente le possibilità sonore e posturali della performance.
Avviene qui il primo di una serie di contraccambi: il contraccambio fra corpo e strumento (o strumento-non-strumento nel caso della carriola preparata), il contraccambio fra corpo e oggetto e infine il contraccambio fra oggetto e strumento. I tre elementi sono coinvolti in una stretta parentela, nella quale un’entità (umana o non-umana) influenza reciprocamente l’altra, perché ogni suono ottenuto dalla combinazione di corpo strumento e oggetto germina nel successivo.
Nel suo libro “Le non cose. Come abbiamo smesso di vivere il reale”, Byung-Chul Han scrive: «Il costante digitare e strisciare delle dita sullo smartphone è un gesto quasi liturgico con effetti ponderosi sul nostro rapporto col mondo. Le informazioni che non m’interessano vengono scacciate alla svelta. I contenuti che mi piacciono vengono invece zoomati con due dita. Ho tutto il mondo in pugno. Il mondo deve orientarsi interamente verso di me. Per cui lo smartphone potenzia l’autoreferenzialità. Digitando come un pazzo, sottometto il mondo ai miei bisogni. Il mondo mi dà l’impressione di una totale disponibilità nell’apparenza digitale». E ancora: «Il touch screen elimina la negatività dell’Altro, dell’indisponibile». Dunque «Nella comunicazione digitale, l’Altro è sempre meno presente».
Ma senza l’Altro non vi è alcun contraccambio, alcuno scambio di significati. “Contraccambio” cerca invece di riportare l’Altro dinanzi all’umano e al non-umano, cioè all’oggetto, di cui la carriola diviene sintesi estrema. Il mondo è costituito da oggetti e il termine oggetto deriva da obicere, verbo latino che indica il contrapporre o, meglio, il contra-porre, cioè il porre qualcosa contro, generando una negatività, la negatività della resistenza dell’oggetto al tatto.
Per questo “Contraccambio” trova il suo completamento solo nella presenza dinanzi alla carriola di una persona del pubblico. Una persona che viene accolta dinanzi alla carriola dallo sguardo di Luca Barachetti, seduto di fronte alla sua carriola preparata. Quegli occhi fissi sullo schermo luminescente del device tornano ad essere occhi-negli-occhi dell’Altro: un’affermazione di esistenza. Senza l’Altro, senza il suo sguardo-testimonianza, d’altra parte, non possiamo dire con certezza che esistiamo. Ciò però avviene prima, dopo o durante lo spostamento di Alexandra Lagorio dalla chitarra elettrica alla carriola: quello che ne risulta è una possibile dinamica a tre imprevedibile, in cui però anch’ella è Altra, occhi negli occhi di Luca Barachetti e della persona che, attorno alla carriola preparata, è con loro.
Ecco, quindi, altre due forme di contraccambi: quella negli occhi degli occhi dell’Altro (il solo Luca Barachetti di fronte alla persona del pubblico, oppure insieme ad Alexandra Lagorio in un incontro a sei occhi e sei mani) e quella del tatto dell’Altro sull’oggetto-carriola resistente, non liscio, dalla superficie scabra, imprevedibile, e dal suono cangiante. Una carriola usata in modo atipico, come strumento-non-strumento: essa destabilizza, incuriosisce; sposta il controllo del mondo dalla superficie levigata del device a quella ruvida e incontrollabile della carriola. Dinanzi ad essa non si hanno più certezze, è il mondo-mondo autentico che, a differenza del mondo-digitale controllato, perturba. E riporta l’Altro nella sua condizione di interdipendenza con l’umano e le cose della realtà.
“Contraccambio”, tuttavia, non lascia scampo al pubblico. Ad ogni persona presente alla performance verrà consegnata una piccola pietra da tenere in mano durante l’azione performativa, come un amuleto materiale che ricollega al mondo. La persona che deciderà spontaneamente di partecipare a “Contraccambio” arriverà dinanzi alla carriola con questa pietra in mano; le altre persone presenti potranno tornare a una tattilità veritativa nella forma ruvida e inconsueta della pietra.
«cosa è contraccambio di cosa» è il primo verso della poesia di Luca Barachetti che chiude “Contraccambio”: una lunga giaculatoria che colloquia e si batte con il suono della carriola suonata dalle mani di chi le sta intorno. Il finale è misterioso e aperto: «in girum imus nocte et consumimur igni», «giriamo in tondo nella notte e veniamo consumati dal fuoco». Forse anche questo è un contraccambio.
(contraccambio)
cosa è contraccambio di cosa:
cosa inabitata: ma attraversata da cosa
pulsante e giaculata: cosa germinale: in
contraccambio di cosa muta e intercostale: per
cosa domandante e detta cosa: tartagliata
e cardiaca cosa: in contraccambio di cosa
nulla prima e nulla anche poi: cosa conficcata:
sgravata cosa: placentare cosa d’orrido
sguardo fisso: spiaggiata e consumata cosa da
cosa divorante in contraccambio di cosa già
divorata: usuraia cosa della crescente
cosa in crescita: esoterica e smisurata:
idolatrata cosa matematica: cosa
numerata: perché cosa ora accumulabile ed
ipercosa sempre ciecamente accumulata:
in contraccambio di liscia cosa disamata:
funzionaria cosa: fluidificata e dronica:
panalgoritmica cosa: ora in sordo schianto
verso una porta silicica che è cosa d’ogni
speranza priva: giga cosa incisa e incistata
d’alfabetizzata e numerizzata bigcosa:
ma improvvisa e parietaria cosa: sanguinante
costellata cosa: ovulare e spermatica:
in contraccambio di cosa leccante e leccata:
succhiata e succhiante: cosa che spurga ogni cosa
metastatizzata di cosa e cosa e cosa: ah
cosa altra e vitale contro reificata cosa:
ciascuna cosa è contraccambio di contraccambio
di incosata e ricosata e transcosata cosa:
tecnicizzata cosa per finanziaria cosa:
finanziaria cosa per finanziaria pluscosa
infinitata: immensurata: caotizzata
cosa: dunque inesausta cosa vuota: urlante
cosa sragionata: tracotante e moritura
cosa: eppure spaccata cosa: crocifissa
cosa: sì da ogni cosa spaccata e crocifissa
cosa: e dunque ferita: di luce ferita
cosa: e di luce ferita infuocata cosa:
di luce ferita infuocata sacra cosa: e
di luce ferita infuocata sacra violenta
cosa: ma di luce ferita infuocata sacra
violenta cosa in contraccambio di luce
ferita infuocata sacra violenta cosa: in
contraccambio di luce ferita infuocata
sacra cosa: in contraccambio di luce
ferita infuocata cosa: in contraccambio di
luce ferita cosa: in contraccambio di
ferita cosa: in contraccambio di
cosa: in contraccambio di:
in contraccambio:
in:
(girum imus nocte et consumimur igni):
(giriamo in tondo nella notte e veniamo consumati dal fuoco):